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Il leopardo e l'elefante. 8.

Arci e Lelè tornarono ai grandi alberi.
Non era cambiato nulla, il caldo appiattiva tutti i piccoli leopardi al suolo, le pietre sembravano ondeggiare al sole e l'ombra del grande albero come al solito non bastava mai.
Arci e Scossa dimenticavano d'essere amici e litigavano per un po' di frescura:
- Arci spostati più in là, ho la coda al sole.
- No, spostati tu, Scossa, questo è il mio posto.
- Da quando sarebbe il tuo posto?
- E' sempre stato il mio posto.
- Arci sei proprio prepotente. Qui tutto è di tutti.-
- Brava Scossa, hai ragione. Tutto è di tutti, precisamente questo pezzo di tutto è mio perché io sono uno dei tutti.

Scossa non ne poteva più, la sua coda si stava ingiallendo al sole, stava diventando come paglia bruciata.
Allungò le zampe posteriori e cercò di spostare Arci, ma quello puntò gli artigli nel terreno e continuò a occupare tutta l'ombra. Scossa ruggì un pochino, per avvisarlo, più la sua coda si scaldava più lei si arrabbiava.
Arci non la sentì neppure, e se anche la sentì fece finta di niente. Si girò di lato stiracchiandosi e così facendo catapultò Scossa in pieno sole.

Scossa si allontanò subito dalla sabbia incandescente e artigliò la coda di Arci inchiodandola a terra.
Arci si girò infuriato e stava per azzannare la zampa di Scossa quando vide con la coda dell'occhio il testone di Lelè intento ad osservare la scena.
Richiuse subito la bocca come se niente fosse. Ritirò le zampe e si accucciò in modo da lasciare un po' d'ombra anche a Scossa.
Sperava che Lelè non avesse capito nulla di ciò che era successo. In fondo l'elefante ha quel testone non perché sia intelligente ma solo perché ha bisogno di un supporto abbastanza grande per reggere quelle grandi orecchie. Quanto al cervello che c'è dentro, Arci era sicuro che fosse grande come una cacca d'uccello.

Grande o piccolo che fosse il suo cervello, Lelè aveva visto tutto.
Passarono sette minuti e 14 secondi, Arci era beatamente appisolato quando all'improvviso si sentì scuotere e rotolò al sole.
Lelè si stava accomodando col suo pachidermico sederone proprio vicino a lui.
Arci si rimise in piedi, saltellava da una zampa all'altra perché il terreno aveva una temperatura di 70 gradi centigradi, i cuscinetti delle zampe era gonfi e rossi, non resisteva più.
- Stupido elefante! Occupi tutto lo spazio! Enorme ammasso di grasso! Spostati!
Lelè si mise comodamente sdraiato all'ombra e disse:
- Anche a me spetta uno spazio di tutti ma, siccome sono il più grande di tutti, il mio spazio deve essere  più grande di quello che spetta a tutti.
Arci era molto confuso, non aveva capito bene. Se tutto è di tutti, come possono alcuni avere diritto ad un tutto più grande di tutti?

Quello stupido elefante lo stava facendo ingiallire al sole. Guardò Scossa, che dormiva ripiegata con tutti gli altri leopardi, occupando meno spazio possibile. Avrebbe potuto infilarsi lì in mezzo, ma non era sicuro che Scossa avrebbe gradito.

Lelè iniziò a sonnecchiare, proprio non gli importava nulla degli altri.
Cavolo, lo spazio di tutti e lui ne occupava la metà. Che egoista. Cinque tonnellate di egoismo.  Forse anche cinque tonnellate e qualche chilogrammo. I chili in più tutti di stupidità.

Arci passò 57 minuti al sole. Le prime macchie si sbiadirono già dopo 30 minuti. Dopo 40 minuti sembrava un leopardo albino. Dopo 50 minuti il pelo iniziò ad arricciarsi. Gli ultimi 7 minuti qualcosa successe. Arci non sapeva bene cosa, forse si era addormentato nonostante fosse al sole.
Fatto sta che si svegliò all'ombra.
Però non era l'ombra dell'albero, no. Alla sua destra c'era un grosso masso che gli faceva ombra.
No anzi, che masso. Era l'enorme stupido panzone di quell'enorme stupido elefante che 57 minuti prima voleva cuocerlo al sole.

Arci pensò di spostarsi subito da quella posizione, magari la stupidità è pure contagiosa, vuoi vedere che quell'elefante lo avrebbe fatto diventare stupido!
Si alzò di scatto, fece qualche passo lontano dall'elefante e si accorse che l'altra parte del panzone di Lelè era in pieno sole.
Lelè s'era messo a dormire in modo tale da  fargli ombra col suo grande corpo, perché il sole era basso e l'albero non riparava più.

-Vabbè - pensò Arci- in ogni caso adesso non è che mi serva tutta quest'ombra, il sole sta tramontando, poteva pensarci prima, stupido elefante.
In ogni caso fece il giro dell'elefante, tornò all'ombra del panzone, si allungò al suo fianco e stiracchiò le zampe, poi si appisolò.

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