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Il leopardo Arci e l'elefante Lelè. 1

Nella savana africana vivevano un leopardo piccolo piccolo e un elefante grosso grosso e vecchio vecchio.
 Il leopardo, come tutti i leopardi, aveva la pelliccia con tantissime macchie che a contarle tutte ci vorrebbero sette giorni e sette notti.
 L'elefante, che era molto vecchio, aveva, come tutti gli elefanti, due grandi orecchie, una lunga proboscide e due zanne luccicanti.

Il leopardo viveva in un villaggio di leopardi, aveva una mamma leopardo, un babbo leopardo, zii e zie leopardo, e tanti cugini tutti leopardo.
Insomma era una famiglia di leopardi.
Tutti questi leopardi vivevano in una radura all'ombra di grandi alberi, perché in Africa c'è davvero tanto caldo e se i leopardi stanno sotto il sole si sbiadiscono le macchie e diventano leoni.
Ma, siccome un leopardo è affezionato alle sue macchie, di giorno quando c'è caldo sta all'ombra.

Però in quel pezzo di savana non è che ci fossero tanti alberi, così assieme ai leopardi viveva all'ombra anche un vecchio elefante troppo stanco per seguire il suo branco. Leopardi ed elefante si sdraiavano insieme al fresco e in cambio dell'ospitalità l'elefante faceva da baby sitter ai cuccioli.

Ora immagina di avere come baby sitter un elefante. Cavolo, era fortissimo! Tutti i cuccioli stavano buoni buoni, perché non si scherza con gli elefanti. Però si divertivano tanto, perchè non capita tutti i giorni di avere un baby sitter che si trasforma in scivolo, in altalena e in doccia.
Insomma vivevano tutti insieme ed erano molto felici.
La sera, mentri i leopardi adulti dormivano, perché erano andati a caccia ed erano molto stanchi, i piccoli del villaggio si sdraiavano vicino a Lelè ( l'elefante si chiamava così) ed ascoltavano le sue storie.

Lelè di storie da raccontare ne aveva tantissime, perché era un elefante vecchio, ma vecchio, ma così vecchio che non si ricordava neanche più quando era nato.
 Le sue storie erano bellissime, erano avventure fantastiche nella foresta africana; a volte paurose, perché Lelè aveva incontrato tutti gli animali più feroci che siano mai esistiti, ma anche storie d'amore per le leopardine, perchè Lelè aveva avuto un bel po' di fidanzate.
A dire la verità quando Lelè raccontava le sue storie d'amore tutti i leopardi protestavano, volevano sentire solo lotte, inseguimenti, scoperte e disavventure.
Ma le femminucce erano molto intenerite, e sognavano di trovare un fidanzato gentile come Lelè.
Lelè raccontava sino a notte tardi, perchè i vecchi non hanno molta voglia di dormire, e se si addormertano poi si svegliano subito, raccontava sinchè i cuccioli si addormentavano, poi dormiva pure lui, ma poco però.

Così la mattina dopo Lelè era sempre il primo ad alzarsi, andava al fiume, prendeva una grandissimo sorso d'acqua con la sua proboscide, poi tornava al villaggio e versava l'acqua nel tronco cavo di un albero perché tutti potessero bere.
I piccoli leopardi invece, essendo cuccioli, dormivano molto, e dormivano sino a tardi perché la notte erano stati svegli ad ascoltare le storie.
Però in un villaggio tutti devono fare qualcosa, altrimenti cavolo il villaggio non funziona. Lelè aveva già portato l'acqua, gli adulti dovevano uscire per la caccia, e i cuccioli dovevano raccogliere tutte le foglie che erano cadute a terra durante la notte.

Questa raccolta delle foglie era proprio necessaria, perché altrimenti sotto le foglie si annidano le formiche e chi può più vivere in villaggio infestato da formiche?
Lelè iniziava il suo lavoro da baby sitter, svegliava tutti i piccoli leopardi, dava loro l'acqua per rinfrescarli, poi con la proboscide organizzava una bella lavatina per tutti. L'acqua scorreva dalla proboscide di Lelè proprio come dalla doccia, tutti i leopardi si ripulivano, e poi iniziavano il loro lavoro.

C'era tra tutti un piccolo leopardo, che si chiamava Arci, che era un po' birichino.
Un giorno, mentre tutti iniziavano a raccogliere le foglie, Arci si nascose per non lavorare. Salì sulla cima dell'albero più alto per osservare il panorama e contare gli uccelli nel cielo.
Lelè contò i leopardi al lavoro, dovevano essere dieci, invece erano uno, due, tre, il quarto è laggiù, cinque, sei , sette, l'ottavo sta portando via le foglie, nove, nove nove...
Insomma il decimo leopardo non c'è.
Lelè guarda in su e vede Arci sull'albero.
- Arci, scendi,  vieni a lavorare.
- Non posso.
- Perchè non puoi fare la tua parte di lavoro?
- Non posso e basta - risposte secco Arci.
- Arci, scendi e lavora con noi - ripeté l'elefante.
- Ma non posso.
- Perché non puoi, stai male?
- Sto benissimo, grazie, ma devo contare tutti gli uccelli in cielo.

Lelè sbuffò, poi raccolse tanta aria con la sua proboscide, soffiò fortissimo verso Arci e lo fece cadere giù dal ramo. Arci rotolò a terra, non era molto in alto e i leopardi come i gatti quando cadono non si fanno male, si rialzò e guardò offeso Lelè.
Lelè disse:
- PRIMA raccogli le foglie, POI conti gli uccelli.

Arci raccolse le foglie, brontolando tra sé e sé:
- Vecchio rompiballe d'un elefante, ma perché tra tutti gli animali della foresta proprio un elefante incartapecorito mi doveva capitare come baby sitter?

Lelè, che era un elefante e quindi aveva le orecchie grandi come l'antenna parabolica, lo sentì però molto bene; si sdraiò pigramente all'ombra dell'albero, chiuse gli occhi dietro le lunghe ciglia, mangiò una foglia che gli faceva solletico alla proboscide infine rispose con molta calma:
- Bè Arci, mangerai solo dopo aver raccolto tutte le foglie che per causa tua sono cadute giù dal ramo su cui ti sei arrampicato.

Erano talmente tante che figurati un po' all'ora della merenda Arci non aveva ancora pranzato.
Quando si avvicinò il buio Lelè decise di aiutarlo, velocemente aspirò le foglie restanti con la sua proboscide e Arci poté finalmente mangiare.

Lelè invece non mangiò, perché essendo così vecchio digeriva male la sera e poi faceva gli incubi e sognava uomini col fucile, che è l'incubo peggiore di un elefante.
Così alla fine gli adulti dormirono e Lelè si mise seduto con i dieci piccoli leopardi intorno a raccontare le storie della sua lunga vita.

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