venerdì 2 giugno 2023

Il leopardo e dell'elefante. 2.

Dunque,
come sai bene Arci è un cucciolo di...
Leopardo. Bravo!
Invece Lelè è un ......elefante!
E Pipistrillo?
Pipistrillo è un pipistrello, ma non sappiamo bene cosa fa.
Allora raccontiamo questa storia.

Arci è un piccolo leopardo, vive nella savana, in Africa, con tutta la tribù dei leopardi.
Lelè è un vecchio elefante che ha deciso di stare con i leopardi al fresco di grandi alberi, perchè è troppo vecchio per camminare chilometri e chilometri con il suo branco.
I leopardi sono suoi amici, lo accettano volentieri, e Lelè in cambio fa da baby sitter ai cuccioli quando gli adulti vanno a caccia.
Certo i cuccioli di leopardo sono birichini, non stanno fermi, saltano, scappano, si nascondono, litigano; ma Lelè è così grosso che con la sua lunga proboscide li acchiappa al volo e li rimette seduti in un batter d'occhio.

Un bel giorno, mentre i leopardi giocavano tutti insieme all'ombra degli alberi, Arci si avvicinò a Lelè che li osservava sonnecchiando e disse:
- Lelè, io mi annoio.
Lelè, che era vecchio e certo non aveva voglia di movimento, rispose:
- Arci, cerca un'occupazione.
- Ma qui non c'è nulla da fare.
Lelè lo guardò storto, perché nella savana ci sono davvero tante cose da fare per chi ha voglia di farle.
Arci però alzò la voce:
- Hai sentito? Ho detto che mi annoio!

Lelè sbuffò con la sua lunga proboscide e, vedendo un un mucchio di foglie da raccogliere poco lontano, propose ad Arci:
- Senti Arci, laggiù sono cadute troppe foglie, bisogna raccoglierle e portarle via, altrimenti le formiche ci faranno il nido. Dal momento che ti annoi, quello è il compito fatto apposta per te!

Arci diventò tutto rosso sul muso e i baffi gli si attorcigliarono come se fossero elettrizzati, poi urlò:
- Ma perchè tra tutti gli animali proprio tu dovevi capitarci come baby sitter? Non poteva capitarci che so un leone, una scimmia, pure un serpente sarebbe stato preferibile a te! E poi sei così vecchio che a quest'ora dovresti essere già morto!

Lelè, come tutti gli elefanti, era tanto grande quanto saggio.
Guardò Arci tranquillamente e, mentre il piccolo leopardo sbuffava e agitava nervosamente la coda, si sdraiò sulla pancia, si sventolò con le orecchie per avere un po' di fresco poi raccomandò:
-Arci, non dimenticare le foglie. - e si addormentò.

Arci rimase di sasso, allora quel testone di elefante non aveva capito nulla. Prima cosa, non avrebbe raccolto le foglie, perchè lui si annoiava, e anche raccogliere le foglie era noioso, quindi non poteva essere la soluzione giusta.
Seconda cosa, avrebbe trovato lui il modo di divertirsi.
Così Arci decise di allontanarsi dai grandi alberi.

Silenziosamente come un gatto (infatti è un leopardo) si incamminò verso le rocce di lava.
Le rocce di lava erano simili a montagne, piene di burroni, di parti appuntite e taglienti, con grotte cunicoli e labirinti in cui già due o tre volte erano spariti alcuni leopardi e non erano mai più tornati. Era un posto molto pericoloso e i cuccioli non potevano avvicinarsi.

Un piccolo leopardo femmina lo vide allontanarsi.
Era, questa leopardina, la migliore amica di Arci.
Aveva il pelo lunghissimo, sempre spettinato da tanto era lungo, sembrava fosse elettrizzato; per questo quando era nata i suoi genitori l'avevano chiamata Scossa: il pelo sembrava sempre scosso dal vento.

Scossa raggiunse di corsa Arci, riprese fiato prima di chiedergli:
-Arci, dove vai? Lelè sta dormendo e sai che non possiamo allontanarci senza di lui.
-Scossa, fatti un po' gli affari tuoi! - rispose Arci in malo modo.

Ma per un attimo Arci tentennò, forse non era una buona idea, proprio per niente.
Gli sembrava però che ormai dovesse andare, perché avrebbe fatto una brutta figura a rimanere.
Così, nonostante dentro di sé non fosse molto convinto, si allontanò.

Scossa rimase ai grandi alberi mugolando, sperava che Arci tornasse prima del risveglio di Lelè.

Arci si incamminò, le rocce di lava non erano lontane. Man mano che si addentrava tra le rocce capiva che forse la sua era stata una decisione pessima, pochi passi e aveva già tutte le zampe tagliuzzate dalle rocce affilate. C'erano inoltre tantissime zanzare, che lo pungevano in continuazione, anche un esercito di formiche, che gli mordevano le ferite sulle zampe.
Di bello non c'era niente. Nessuna pianta, nessun albero, nessun animale tranne quelli che pungono e succhiano, scorpioni, ragni, ancora formiche, ah come avrebbe preferito essere ai grandi alberi ad annoiarsi.
Si accorse di aver sbagliato, ne aveva abbastanza, voleva solo tornare indietro e farsi lavare da Lelè le zampe con un po' di acqua fresca spruzzata dalla sua proboscide.
Forse Lelè non si sarebbe accorto di nulla, poteva raccontare di essere caduto su un cactus.
Cercò la via del ritorno.
-Ecco, ora giro qui e torno a casa.
Girò, ma vide solo rocce.
-No, forse devo girare là.
Girò, ancora rocce.
-Ho capito, devo saltare lì sopra e andare dritto.
Ancora rocce, rocce, rocce.

Arci cercò la strada di casa per più di tre ore. Ormai Lelè doveva essersi svegliato, chissà come si sarebbe arrabbiato non trovandolo ai grandi alberi.
Arci pensava, anzi era assolutamente sicuro di essere un leopardo coraggioso, però si mise a piangere.
Tentò ancora, poi ancora, poi ancora di trovare la strada di casa, ma non la trovò.
Pianse di nuovo. Ormai era buio, i leopardi dovevano essere tornati dalla caccia, chissà sua mamma, che preoccupazione, e suo padre poi.
Pianse e ululò, poi ululò e pianse, poi pianse e ululò...
-E che palle, smettila! - una voce stridula e acuta risuonò tra le rocce - Oh ma la vuoi smettere? Qui la notte si dorme, mica siamo tutti leopardi che passano il tempo ad ululare alla luna!
Arci con un filo di voce rispose:
- Ma io non ululo alla luna, piango!
-Ah piangi! Secondo te piangi. INVECE DISTURBI, ecco cosa fai, c'è una bella differenza - replicò la vocetta.
Arci era sorpreso. Innanzitutto sentiva solo la voce, ma non vedeva nessuno, perchè era buio pesto.
Poi non era abituato a sentirsi maltrattare così.
Rispose: -Bè, non so che animale tu sia, però a giudicare dalla tua voce devi essere minuscolo come i cani da borsetta. Quindi stai attento perché quando ti mangerò ti masticherò bene bene per farti soffrire.
-Ahahahah hihihihii ohohoho - in risposta ebbe solo una stridula risata.
Arci capì che quel minuscolo animale stava ridendo sino alle lacrime.
Poi l'animale gli disse:
- Senti un po', ma chi ti ha mandato qui a svegliarmi?
- Non mi ha mandato nessuno, sono venuto da solo - rispose Arci.
- E perchè sei venuto quaggiù? solo per svegliarmi?
Arci si spazientì.
- Ma se non sapevo nemmeno che tu, chiunque tu sia, vivessi qui! Volevo solo esplorare, ecco! perchè mi annoiavo.
L'animale rispose: - Esplorare? che strano.
- Cosa ci trovi di strano? Io sono coraggioso, sono un leopardo ed esploro quanto mi pare.
L'animale rispose: - Oh, va bene. Senti, adesso potresti gentilmente esplorare la strada che ti riporta a casa tua, perchè io ho sonno e tu mi disturbi.

A sentire la parola "casa" Arci si intristì, si accucciò sotto una roccia meno tagliente delle altre e iniziò a piangere e ululare, a ululare e piangere, a piangere e ululare...
Poi sentì un frullio d'ali vicino, un rumore strano, come una carezza di vento, non aveva mai sentito quel suono in vita sua. Il suono sparì all'improvviso e una voce sottile e comprensiva disse:
-Dai non piangere, io posso aiutarti, cosa non va?
Arci rispose tra i singhiozzi: -Mi sono perso, non so tornare a casa, è buio, mamma e papà saranno disperati e Lelè sarà furibondo con me.
-Lelè?- chiese la voce - Chi è Lelè?

Arci pianse ancora di più, piangeva e ululava, ululava e piangeva.
La vocina sottile disse: - Io posso riportarti a casa, se mi dici dove abiti.
- Abito sotto i grandi alberi, nella savana, ma nemmeno tu li troverai.
- Bè, io so volare, e dall'alto vedo tutto, so dove sono i grandi alberi, ci vivono i giaguari e un vecchio elefante mio amico.
- Cosa? Lelè è tuo amico?- si sorprese Arci.
Arci strinse gli occhi, cercò di vedere a quale specie di animale appartenesse la vocina sottile che gli parlava dal buio, ma non vedeva nulla. Così si addormentò.

La vocina sottile gli rimase accanto tutta la notte,  se Arci si agitava la vocina sottila lo tranquillizzava e ripeteva:
-Io ti riporterò a casa, adesso dormi.
La mattina dopo Arci aprì gli occhi, intorno non c'era nessuno. Poi sentì:
- Bè, non ti sembra ora di alzarsi? Hai perso già troppo tempo, forza!
Arci guardò, ma non c'era nessuno. Poi vide una foglia di cactus che si muoveva in alto sulla roccia. Un cactus che cammina!
Arci guardò meglio e vide sotto la foglia un PIPISTRELLO.

Era un piccolo pipistrello nero, che lo guardava con i suoi occhietti curiosi.
Bà, quel topo volante gli aveva fatto da guardia durante la notte?
Arci, sicuro alla luce del giorno, lo sbeffeggiò:
-Stai pure, microbo, torno da solo.
Ma non sapeva in verità da che parte andare.
Abbassò le orecchie e la coda, guardò il pipistrello sotto il cactus e gli disse:
-Se proprio ci tieni mi puoi accompagnare, pipistrello.
Il pipistrello ebbe lì per lì voglia di mandarlo a quel paese, ma era un pipistrello comprensivo, aveva vissuto tanto e conosceva le cose della vita, soprattutto le cose dei giovani, perchè non si era dimenticato di essere stato un pipistrello maleducato anche lui  (ma tanto tempo prima) così non diede peso alle provocazioni di Arci e si incamminò sotto la foglia di cactus.

Arci chiese:
-Come ti chiami?
-Pipistrillo.
- Pipistrillo? Perché? - chiese Arci.
-Perchè quando volo faccio tanti strilli.
Arci stupito gli chiese:
- Ma perché adesso non voli?
- Senti leopardo, io sono un pipistrello, e di giorno dormo, e questo sole infuocato mi arrostisce tutto, devo stare all'ombra, quindi prova tu a volare con una foglia di cactus attaccata al culo! - rispose seccato il pipistrello.
Arci rimase zitto, voleva tornare ai grandi alberi.

Dopo sette ore di cammino, e sì, sette ore, perchè i pipistrelli con una foglia di cactus sul culo camminano lenti, arrivarono ai grandi alberi.
I leopardi erano tutti vicini, ad aspettare qualcosa, mentre Lelè con la proboscide  disegnava cerchi sulla sabbia.
Quando si accorsero del suo ritorno tutti i leopardi in un attimo gli furono vicino, iniziarono a fargli le fusa, a salutarlo con grandi leccate, a chiedergli dove era stato e cosa aveva visto e cosa era successo e dove aveva passato la notte...

Arci, al vedersi al centro dell'attenzione, con tutti quelli leopardi che aspettavano il suo racconto, si sentì all'improvviso fiero e coraggioso.
- Bè ieri, dal momento che m'annoiavo e qui non si può fare mai niente di bello,  ho pensato che, essendo ormai grande e forte…-  poi Arci non continuò più.
Aveva appena visto Lelè, poco distante, che lo guardava silenzioso.
Balbettò: - Scusate sapete... non è stata colpa mia... però insomma - alzò un pochino la voce per farsi sentire da Lelè -  non vedevo bene ho sentito male ad un orecchio e anche la coda era strana poi pioveva ho perso una scarpa (SCARPA, QUALE SCARPA?) e e e ….- Arci non sapeva più come continuare.

Arci pensò che se avesse trovato una buona scusa avrebbe potuto cavarsela, non era successo niente di grave, ma lo sguardo di Lelè lo metteva a disagio, non aveva più parole sulla lingua, non sapeva più parlare.
- Lèlè non si è avvicinato, Lèlè non ha fatto festa - queste sole parole vorticavano nella testa di Arci.

Lelè lo fissò un'ultima volta, poi lentamente, perchè era vecchio, si girò e se ne andò.
Arci all'improvviso sentì dentro di sé una strana sensazione, come se volesse piangere, avrebbe voluto chiamarlo : -"Lelè Lelè" - ma non lo fece.
 E Lelè se ne andò.
Il pipistrello, che è un animale molto sveglio, aveva visto tutto e capito ancora di più, diede un calcio (bè un calcio piccolo piccolo) ad Arci e gli disse:-  Scemo! chiedigli scusa!
Arci provò a dirlo, ma poi qualcosa lo trattenne, la voce non usciva, e rimase lì triste.

Frizz Pazz e il Caccalix.

Dunque, sappiamo bene che Frizz è …( il bambino, giusto! ), quindi Pazz sarà per forza il cane. Frizz e Pazz sono sempre amici per la pell...